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LA MANNAIA !
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CI RISIAMO E QUESTA VOLTA, E’ ANCORA PEGGIO DEL PASSATO.

Per l’ ennesima volta il bilancio di Poste Italiane è in “utile”: 846 milioni di €.
Forse sarebbe meglio dire “Inutile”, infatti è previsto un mega taglio al personale di 1.765 lavoratori che se ne andranno a casa (560 in Toscana).

Dal 2006 è un susseguirsi di licenziamenti mascherati.
Siamo di fronte non più ad un drastico ridimensionamento del recapito, ma bensì alla scelta deliberata dell’azienda di andare ad annientare uno dei propri pilastri storici e fondamentali.
Il piano aziendale, come sempre, è mascherato da belle ed incoraggianti parole.
In questo caso ci troviamo di fronte a frasi tipo: “ evoluzione organizzativa “, “razionalizzazione “, “prospettiva di sviluppo“.

NON PRENDETECI IN GIRO.

Già l’avete fatto per troppo tempo. Quanto state predisponendo e’ definibile con solo vocabolo.
Licenziamenti.

I tempi previsti, per attuare questo massacro, sono molto brevi.

Dobbiamo impedire che un solo posto di lavoro venga perso.
Non ci vengano a parlare di ricollocazione del personale “ in esubero “.
La favola della ricollocazione non regge più. La coperta non è stretta: non esiste più un settore aziendale che possa prevedere un riutilizzo di un così alto numero di dipendenti.

RITENIAMO OBBLIGATORIO ANDARE IMMEDIATAMENTE AD UN’ ASSEMBLEA CHE COINVOLGA TUTTI I LAVORATORI, PER DEFINIRE LE INIZIATIVE DA INTRAPRENDERE, NON POSSIAMO ASPETTARE UN’ EVOLUZIONE DEGLI EVENTI, su cui, alla luce dei fatti, non si può riporre alcuna aspettativa.

SOLO E SOLTANTO LA MOBILITAZIONE DEI LAVORATORI PUÒ (E DEVE) RIMANDARE AL MITTENTE QUESTO DEVASTANTE PIANO AZIENDALE .

DA PARTE NOSTRA, ci impegniamo fin da subito, a costruire sensibilità, conoscenza … e soprattutto MOBILITAZIONE. NON LASCIAMO SPAZIO A COLORO CHE SI STANNO COMPORTANDO, volutamente, COME DEI VERI E PROPRI CURATORI FALLIMENTARI.

LA PRIMA PAROLA D’ORDINE CHE CI DEVE CONTRADDISTINGUERE DEVE ESSERE :
ASSEMBLEE SUBITO
Sarebbe un errore imperdonabile se facessimo passare tempo prezioso in attesa che qualcuno trovi la bacchetta magica e metta le cose a posto.

COBAS POSTE FIRENZE
Via Ragazzi del ’99, 44 – 50141 Firenze – Tel./fax 0550516365 – www.cobasposte.it – cobaspostefi@gmail.com

1 Comment to “LA MANNAIA !”

  1. Alvo ha detto:

    Da anni andiamo scrivendo che le Poste esplodono, ora siamo giunti al capolinea. Da anni andiamo gridando a destra e manca che il nocciolo della questione postale italiana ruota intorno alla divisione della società. Dal 1998, anno in cui prevalenti interessi economici finanziari privati concretizzano il passaggio delle Poste pubbliche in una Spa grazie all’intervento alla guida di Poste di Corrado Passera l’odierno ministro dell’economia. Insomma, bancoposta da una parte e recapito della corrispondenza da un’altra parte. Da anni le poste sono usate, in maniera sempre più esponenziale, da molti istituti bancari come un estensore finanziario di prodotti terzi. In pratica si è creata una banca di stato senza essere banca. Un capitalismo di stato Spa che si muove come un privato facendo profitto: la gallina dalla uova d’oro appunto. In pochi anni le Poste diventano un gruppo di circa 30 società. Un bel ginepraio quando il Big Bang innescato dallo scorporo deflagrerà. Ciò avviene anche negli altri grandi complessi pubblici presi di mira: Trasporti, ferrovie, Eni, Enel, Snam, Cassa Depositi Prestiti, Finmeccanica. Purtroppo ad interrompere questo apparente idillio retto da una commistione pubblico/privato è l’intervento del l’Antitrust che da una parte spinge per lo scorporo e dall’altro bacchetta il servizio recapito minando il servizio universale in nome delle liberalizzazioni, in pratica: la “gallina dalle uova d’oro”, il bancoposta, deve trasformarsi in una banca, uscire da una posizione “illegale”; Il settore recapito equipararsi agli altri concorrenti. Ora, da parte degli addetti alle manovre e secondo gli interessi predominanti è da considerare se conviene mantenere l’unicità del bancoposta – recapito continuando più o meno sulla falsa riga attuale o, oramai, il mercato risucchia e richiede lo scorporo completo e la coerente quotazione in borsa di bancoposta. La strada sembra spianata in direzione di una totale sottoscrizione del Trattato Interbancario, data ultima fornita dall’Antitrust febbraio 2013. Una cosa è sicura: 300 miliardi di risparmi postali immessi sul mercato darebbero per qualche giorno una bella gioia alla speculazione. Le poste banca, dovranno prima sottostare sicuramente ad un ulteriore taglio di 3000/4000 uffici, già programmato, su un totale circa di 10 mila sportelli superstiti. Queste chiusure si rendono indispensabili quale adeguamento al Trattato medesimo: per evitare “posizione dominante” della neo nata banca-postale. Per quanto riguarda il recapito della posta, questo, al contrario, ha solo subito costantemente scelte da parte della dirigenza che hanno innescato lo svuotamento delle sue reali priorità, agendo attraverso esternalizzazioni dei servizi, smantellando la capillarità, minando e mutando l’offerta dei prodotti postali e tariffe, umiliando il servizio universale. Un trattamento simile rivela la volontà di chi dal 1998 mira al bancoposta zavorrando il recapito. In tale scenario diventa possibile tutto: il recapito potrebbe essere venduto o acquistato in parte, dall’UPS americana per fare un esempio (primo transporter mondiale- un gigante ch serve 220 paesi), UPS che nel frattempo ha incorporato la TNT olandese e con tale mossa equipara il primo transporter europeo: la Deutsche Post con DHL. Questo è lo scenario. Dal 2007 al 2011 più di 15 mila portalettere in Italia sono stati tagliati, tra il 2012/13 altri 13 mila. Nella nostra provincia, stesso periodo, 2007/2011, 40 postali tagliati e altri ventidue biennio 12/13. E’ di tutta evidenza che si passa dal tanto vituperato Monopolio Pubblico a Monopoli privati globalizzati. Ecco perché da anni suggeriamo alle istituzioni la difesa del Servizio Universale di qualità che altro non è che la difesa dei Beni Comuni. Questa volta però la classe pubblico/privata che dirige e pilota Gruppo Poste italiane gioca col fuoco, sulla pelle viva dei lavoratori e delle loro famiglie. I tagli del personale realizzati dal 2006 e mascherati o con degli esodi incentivati o la ricollocazione dei lavoratori in esubero in altri settori dell’azienda, sono azioni impossibili: nel primo caso lo impedisce il decreto Governativo sulle pensioni e a farne le spese circa 5 mila postali “esodati” che rischiano di non avere nè reddito nè lavoro; nel secondo caso, dopo anni di tagli scellerati, la coperta postale, non è stretta, di più: non esiste un settore capace ad un riutilizzo di così tanti dipendenti.